Il Jianfei Store è probabilmente uno dei più grandi negozi di maglie da calcio su Aliexpress. Il veltro non era altro che un veloce cane da caccia dell’antica famiglia dei levrieri, che comprendeva il noto greyhound inglese. L’immagine della mascotte era quella di un uomo grosso con gli occhiali, con la maglia a righe rosse e blu, pantaloncini bianchi e scarpe da calcio, con gli occhiali, un cappello e il mantello nero; spesso aveva con sé anche un bastone. Articolo di Bruno Roghi, da La Gazzetta dello Sport, 12 luglio 1929: «Il Bologna era il successore legittimo del gioco da fighter del Genoa appunto in virtù della fluidità, della esattezza e della eleganza tecnica del suo football più accademico che vigoroso. Bruno Roghi colmò la mancanza: il Bologna divenne «veltro» e, di riflesso, i suoi giocatori i «veltri». Il Bologna è uno squadrone che tremare il mondo fa hip hip hurrà. Il primo esempio di inno del Bologna risale al 1912. Giannino Tonelli e Vittorio Ortali, frequentatori del Bar Libertas in via Ugo Bassi 13, la seconda sede sociale del Bologna dal 1910 al 1918, composero un inno in cui una frase, che venne adattata a refrain musicale, divenne per tanti anni un richiamo identificativo del Bologna da parte di tifosi e media: «Il Bologna è uno squadrone che tremare il mondo fa!
Gallo aveva combriccole diverse dalle nostre; giocava al biliardo in fondo a via Nizza; una volta che andammo in barca, passò a chiamare Cate in un cortile. «Al tempo in cui la zoologia aveva cominciato a prestare i suoi nomi simbolici ed emblematici alle squadre di calcio, deducendoli dalle varie e contrastanti prerogative delle squadre stesse, il Bologna s’era preso il qualificativo di «Veltro». Serie A Bologna-Milan, formazioni ufficiali e diretta dalle 20.30. Dove vederla in tv, in Corriere dello Sport. Un Ferragosto con gli Skiantos Sul palco il rock demenziale, in Corriere della Sera. Il Samba del Tifoso del 1975 scritta e cantata da Mario Medici assieme Dino Sarti e Fede Rossoblù, del 2001, degli Skiantos. Solo negli anni 70 si ritorna a parlare di canzoni del Bologna calcio; il brano Alè Alè Forza Bologna del quartetto Passarini fu la prima a venir suonata allo stadio, venendo poi sostituita nel 1976 con la canzone di Dino Sarti Bologna campione che venne trasmessa allo stadio nelle stagioni successive, ma a causa dei risultati deludenti della squadra il disco, ritenuto scarsamente propiziatorio, venne abbandonato.
Solo negli anni 80 e poi di nuovo negli anni 2010, sotto le presidenze di Luigi Corioni e di Albano Guaraldi, la figura di Balanzone fu adottata come mascotte ufficiale: prima con il «Bally», poi con il «BalanzONE». Naturalmente non solo Carlin disegnò il Balanzone bolognese, ma anche tanti altri artisti negli anni ne fecero il simbolo Rossoblù. Celebre e antica maschera della commedia dell’arte risalente al 1600, il Balanzone calcistico, disegnato superbamente da Carlin nei primi anni 20, aveva tratti caratteristici ed esilaranti: oltre all’immancabile cappello a feluca, alla maschera che gli copriva parzialmente il volto rubizzo e pasciuto, al bianco collare e agli occhiali con lenti spesse, al posto della classica toga da dottore indossava la maglia a strisce rossoblù del Bologna. Rossoblù è il soprannome più diffuso, colloquialmente utilizzato, in quanto riprende semplicemente i colori sociali (rosso e blu) della squadra; questo soprannome è utilizzato anche per il Cagliari e per il Genoa. La maglia rossoblù più bella degli ultimi 30 anni, in Corriere della Sera. L’annosa e irrisolta questione dell’inno del Bologna, in Corriere della Sera. Bologna, presentato il logo del centenario, in la Repubblica. Bologna, l’inno ritrovato grazie agli archivi di Youtube, in la Repubblica.
». Di questa canzone – e di questo motto, che si crede erroneamente risalente agli anni 30 -, caduta in disuso per decenni e di cui si conosceva testo e titolo ma non lo spartito musicale – che fu scoperto casualmente nel 2011 -, se ne fece un arrangiamento delle prime note. Lezioni universitarie corso «APA», L-22 Scienze delle Attività Motorie e Sportive, a.a. Questa scelta della società di non legarsi a nessun simbolo cambiò nel corso degli anni 80, quando comparve per la prima volta nelle partite in casa il personaggio Bally, simile nel nome e nelle fattezze alla figura di Balanzone. Dall’emblema distintivo della famiglia Visconti, fondatrice del Ducato di Milano – antico Stato dell’Italia settentrionale con capitale l’omonima città – deriva l’adozione tra i simboli societari di un biscione, declinato nel corso degli anni in varie forme più vicine a quelle di un serpente (che comparve per un breve intervallo di tempo sullo stemma del club) che non alla classica bissa storicamente legata alla città meneghina. Sia che tu stia cercando una maglia del Milan originale o la nuova maglia della Juventus, qui troverai l’opzione giusta per te. Marco Bertuzzi e Federico Monti, La maglia del Bologna.
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